Foto: Maurizio Pancotti
Dati alla mano, l’Albania, piccolo Paese balcanico a una quarantina di miglia marittime dalle coste pugliesi, detiene un grande record. Come sottolinea Milva Ekonomi, ministro del Turismo, «nel 2016 c’è stato un boom di visitatori stranieri: ben 4,3 milioni, il 15 per cento in più del 2015 per un giro d’affari complessivo di 1,5 milioni di euro, il 7 per cento del Pil nazionale». L’aumento riguarda in particolare persone provenienti da nazioni vicine come il Kosovo e la Macedonia, ma negli ultimi anni sono cresciuti pure tedeschi e polacchi. E anche noi italiani non siamo da meno, visto che secondo fonti ufficiali dell’Agenzia locale per il turismo la nostra presenza è aumentata del 30 per cento negli ultimi anni e ben del 56 per cento da gennaio a luglio del 2017. Sicuramente il Paese sta facendo grandi investimenti economici per creare strutture in grado di soddisfare le aspettative dei visitatori stranieri, ma l’altra sponda dell’Adriatico, pur essendo decisamente economica, ha ancora qualche carenza. Ecco, in sintesi, i pro e i contro di una vacanza nel Paese balcanico.
PRO1) Una nazione in progress, in particolare la vibrante e dinamica città di Tirana, dove si percepisce un’energia positiva e tanta voglia di fare, soprattutto tra i giovani: non a caso molti ragazzi che hanno lavorato o studiato all’estero sono tornati in Albania e hanno creato delle imprese mettendo a frutto ciò che hanno imparato negli anni di emigrazione. Per esempio, lo chef Bledar Kola, classe 1984, titolare del ristorante
Mullixhiu di Tirana: a 15 anni è partito per Londra per fare esperienza e durante il suo soggiorno all’estero ha lavorato anche al prestigioso Noma di Copenaghen. Ora propone piatti della tradizione albanese rivisitati e preparati con carne, frutta e ortaggi prodotti da un agriturismo vicino alla città. Filiera corta anche all’
Uka Farm and Winery vicino alla Capitale, dove Flori Uka, laureato in enologia all’Università di Udine, coltiva la vigna e 40 varietà di frutti rigorosamente con metodi biodinamici. Come spiega, «il podere, due ettari in totale, è nato da un’idea di mio padre, entomologo all’Università di Tirana, che una trentina di anni fa ha deciso di creare un laboratorio naturale per consentire ai suoi studenti di fare le tesi sul campo. Così ha piantumato diverse specie vegetali che hanno attratto numerosissimi insetti oggi utilizzati per la lotta biologica: infatti qui oggi siamo in grado di coltivare le viti per produrre i nostri vini e i vegetali serviti al ristorante senza bisogno di pesticidi».
Foto: Paola Pardieri
Un altro esempio della vivacità che anima Tirana è il Bunk’Art, bunker antiatomico di 2.680 metri quadrati costruito ai tempi della dittatura comunista di Enver Hoxha per ospitare la nomenklatura in caso di un attacco nucleare. Grazie all’intraprendenza del giornalista salentino Carlo Bollino, ex corrispondente dell’agenzia di stampa Ansa per i Balcani ed ex direttore della Gazzetta del Mezzogiorno, questo luogo è diventato un museo che, tramite fotografie, oggetti e documenti d’epoca ricostruisce il triste e durissimo periodo, dal 1944 al 1995, in cui Hoxha guidò il Paese. Ma visto che l’Albania guarda prevalentemente al futuro, attualmente qui vengono anche ospitate interessanti mostre di arte moderna e spettacoli teatrali che contribuiscono a vivacizzare l’atmosfera culturale della Capitale.
2) Le città e i siti archeologici patrimonio Unesco: Argirocastro, magistralmente descritta dal celebre scrittore Ismail Kadaré, nativo del luogo, nel romanzo La città di pietra: un centro urbano ottomano ben conservato, dominato da un castello con una vista indimenticabile sulla valle del fiume Drin e le alture circostanti; Butrinto, la destinazione culturale più visitata dell’Albania, un’area archeologica dall’atmosfera suggestiva che conserva preziose testimonianze delle culture ellenistica, romana, bizantina, veneziana e ottomana immerse in uno splendido paesaggio naturale circondato da un lago salato, unito al mar Jonio dal canale di Vivari; Berat, un centinaio di km da Tirana, “la città dalle mille finestre”: al tramonto l’illuminazione che trapela dagli infissi fa assomigliare le abitazioni storiche, arroccate su due colline e affacciate sul fiume Osum, a miriadi di lucciole che volteggiano nel cielo. Non c’è dubbio: in pochi chilometri quadrati il Paese offre una varietà di scorci incredibili, dal mare alle montagne alle terre pianeggianti. E lontano dai centri abitati ci sono ancora delle zone incontaminate, dove non vedi neppure un palo dell’elettricità.
Altro punto a favore dell’Albania: i suoi abitanti, molto amichevoli. Sono soprattutto musulmani, ma in modo discreto e non intransigente, si potrebbe dire “laico” (per esempio, bevono alcolici senza problemi). In altre parole, l’appartenenza a una confessione piuttosto che ad un’altra non è, per gli albanesi, motivo di discriminazione e violenza: nel Paese convivono in armonia gli appartenenti a diversi credi religiosi, musulmani appunto (57 per cento), bektashi (2,5 per cento), cristiani cattolici (10 per cento), cristiani ortodossi (7 per cento), cristiani evangelici (0,11 per cento), atei (2,5 er cento).
CONTRO
1) Non c’è dubbio: il mare lungo la costa albanese, in particolare nella parte ionica, è cristallino. C’è un però: accanto ai tratti costieri ancora incontaminati, dove del resto non esistono strutture turistiche, le località più importanti (compresa la turisticissima Saranda) sono una vera e propria colata di cemento: condomini, ville e alberghi costruiti senza alcun rispetto per l’ambiente e in completa assenza di un piano regolatore. Bisogna comunque dire che, con notevole coraggio, il governo guidato dal premier Edi Rama ha disposto che a Valona fossero abbattuti ben sei km di scempi edilizi, ovvero costruzioni, hotel e ristoranti abusivi, per creare l’attuale lungomare fresco d’inaugurazione. Anche la maggior parte delle strutture alberghiere non offre uno standard alto di qualità e design e servizi sono spesso inadeguati alle esigenze straniere. A questo proposito occorre però sottolineare che diversi tour operator italiani che operano sulla meta, per esempio Alpitour, offrono già una selezione di strutture che rispettano i nostro desiderata. E in quanto al futuro, il ministro Milva Ekonomi ci ha spiegato che diversi gruppi alberghieri internazionali (uno per tutti: Meliá Hotels International) stanno costruendo nuovi alberghi sulla costa che nel giro di pochissimo tempo (forse già la prossima estate) saranno in grado di accogliere un turismo di grandi numeri e alto livello.
Foto: Maurizio Pancotti
2) L’immondizia e la sporcizia che vedi sui marciapiedi di alcune località (anche balneari). La raccolta differenziata dei rifiuti è iniziata a gennaio di quest’anno, per il momento nella sola municipalità di Tirana: delle circa 387mila tonnellate prodotte ogni anno solo il 17 per cento viene riciclato, il resto finisce in discariche all’aperto dove viene interrato o bruciato in modo non sempre adeguato.
Foto: Maurizio Pancotti
3) La differenza di mentalità tra Tirana e le località di montagna e campagna. Nella Capitale uomini e donne hanno le stesse opportunità, mentre al di fuori le giovani sono spesso e volentieri ancora relegate al ruolo di angeli del focolare (passeggiando per le vie di Berat alla sera provate a contare quante donne sono sedute ai tavolini dei bar…). La conferma anche in molti romanzi di scrittrici albanesi (peraltro bravissime!), che hanno saputo raccontare la storia e l’attualità di questo Paese con una sensibilità fuori del comune. A cominciare da Elvira Dones, autrice di Vergine giurata, storiadi una ragazza dei nostri giorni che, per evitare matrimonio combinato, decide di diventare appunto vergine giurata, cioè una di quelle donne, la cui esistenza è prevista dal Kanun albanese, che decidono di farsi uomini e di rinnegare la propria femminilità (dal libro è stato tratto l’omonimo film con Alba Rohrwacher presentato in concorso al Festival di Berlino 2015). Senza dimenticare altre grandi autrici tradotte in italiano o che scrivono nella nostra lingua: Ornela Vorpsi (segnalata tra i 35 migliori scrittori europei nell’antologia Best European Fiction) e Anilda Ibrahimi (il suo Rosso come una sposaè un bellissimo affresco al femminile dell’Albania dagli inzi del Novecento ai giorni nostri: da non perdere per farsi un’idea del Paese).
http://www.thetravelnews.it/2017/09/perche-scegliere-lalbania/