Albania. Melting pot in miniatura
di Claudio Visani
Tra memorie veneziane e turche, tra spiagge accoglienti e una popolazione ospitale che ha imparato l'italiano grazie a... Pippo Baudo. Un Paese tutto da scoprire
Se volete godere dell'Albania lasciatevi coccolare dalla squisita ospitalità di quel popolo, gustatevi la gentilezza che vi accoglie per strada, in ogni albergo, caffè o ristorante; ascoltate i racconti degli anziani sulle tragedie provocate dai conflitti etnici e dalla dittatura comunista nel secolo scorso; interagite con i sogni e la voglia contagiosa che i ragazzi hanno di cambiare in meglio il loro Paese.
E sentitevi, per una volta, cittadini del mondo a comunicare con la vostra lingua, l'italiano che qui quasi tutti parlano. L'hanno imparato dalla nostra tivù di Stato con le antenne retrattili che venivano alzate di nascosto durante il regime di Enver Hoxha: i più maturi seguendo Canzonissima, Celentano e Pippo Baudo, i più giovani con i cartoni animati e Ambra Angiolini.
TIRANA.
Prima tappa Tirana, la capitale divisa - come del resto il Paese - tra desiderio di occidentalizzazione e conservazione della propria identità. VOLI LOW COST da diversi aeroporti italiani. Se non cercate alberghi a 5 stelle, noi ci siamo trovati bene al Vila 3, 500 metri dal centro, poche camere moderne e pulite, economico (doppia da 35 euro a notte), piacevole bar-giardinetto interno, cucina della proprietaria, personale gentilissimo; e come ristorante, abbiamo mangiato bene all'Era Vila, nel quartiere di tendenza Blloku, dove vi portano i menù tridimensionali sui mini tablet e servono ottimi piatti della cucina tipica albanese (mitico il Fergese con interiora, uova, formaggio e peperoni cotto e servito in scodelle di terracotta) a 500-700 leke (4-5euro). Muovetevi a piedi lungo i bei boulevard stile impero costruiti durante l'occupazione italiana degli anni Trenta-Quaranta. Godetevi, specie nel fine settimana quando c'è poco traffico, Piazza Skanderbeg e gli edifici coloniali che la circondano, il grande prato dove Hoxha aveva fatto erigere la sua statua di bronzo, poi abbattuta dalla folla inferocita, e dove resiste invece quella equestre dell'eroe nazionale Skanderbeg, alias Giorgio Castriota, figlio di un principe albanese che riuscì per ben 13 volte, tra il 1443 e il 1468, a respingere l'assalto delle armate ottomane nella sua Kruja. Visitate la bella moschea di Et'hem Bey, l'unica risparmiata (perché considerata monumento nazionale) dalla furia antireligiosa del regime che proclamò l'Albania il primo stato ateo del mondo. Al suo fianco c'è il campanile della chiesa cattolica, a ricordare che la tolleranza e il rispetto tra le diverse religioni del Paese (60% di musulmani, 20% cristiani ortodossi, 10% cattolici tra i fedeli, ma molti tra i laici sono agnostici) sono nel dna degli albanesi. Infine, camminate per le strade del quartiere rom a Est della piazza, dove sui marciapiedi si tengono i mercatini di tutto, dall'ortofrutta ai mobili usati, e dove capita di vedere ai piedi dei palazzi l'asino legato all'ingresso. (24 luglio 2014)http://viaggi.repubblica.it/articolo/albania-melting-pot-in-miniatura/230056
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